Le chat dei vigliacchi

Il rifugio degli uomini che odiano le donne

Le chat dei vigliacchi

Foto di ragazze immortalate al mare, a casa, al bar. Insulti di ogni genere e diffusione di nomi, cognomi, indirizzi privati. Qualcosa di simile al Revenge porn. In questo caso però non si parla di materiale dal contenuto sessuale esplicito finito in rete per vendetta, ma di foto normali, rubate da profili Instagram o Facebook e condivise su gruppi Telegram dove si organizzano vere e proprie masturbazioni collettive. Basta fare una ricerca veloce sull'app di messaggistica per entrare in contatto con un universo parallelo. Bibbia 4.0, Ti stupro tua sorella, questi i gruppi più gettonati che contano oltre 40 mila utenti. "Scambio foto e video ex solo in segreta. Non materiale visto sui gruppi", "Chi vuole vedere mia sorella mi scriva in chat", "Chi condivide materiale di milf?", questo il contenuto delle conversazioni, quelle che possono essere riportate. Centinaia e centinaia di messaggi e richieste. Foto e video di mamme, zie, sorelle, amiche, conoscenti, ex fidanzate, ex mogli, scambiate con materiale pornografico, ma non solo, vere e proprie vetrine davanti le quali sfogare i propri istinti. In questo tritacarne infernale sono finite alcune giovani donne trapanesi. Una di loro l'abbiamo incontrata e per motivi di privacy la chiameremo Marta. «Tutto è successo durante il lockdown - dice - non sapevo nulla di questi gruppi o chat. Ad avvisarmi è stata la figlia di un'amica finita a sua insaputa nel gruppo Bibbia 4.0 per una vendetta da parte dell'ex. Entrando ha visto le mie foto e mi ha subito contattata. Non riesco a spiegare quello che ho provato - prosegue Marta - mi è crollato il mondo addosso. Le mie erano foto normalissime che mi sono state rubate da Facebook. Sono entrata nel gruppo e mi sono vista li, insultata, denigrata, senza capire il perché. È stata un'esperienza devastante. Ho dovuto parlarne con mio marito, ho cominciato a soffrire di attacchi di panico non dormivo la notte. Mi sono sentita violentata nell'anima, nel mio essere donna libera di condividere qualche scatto su un social. È come se qualcuno entrasse a casa tua e si rubasse tutto». E come Marta sono tantissime le donne vittime di questo fenomeno che in alcuni casi sfocia nel vero e proprio Revenge Porn. Donne insultate, denigrate ed in alcuni casi minacciate. Si, perché se si prova a contattare gli admin di questi gruppi la risposta è aiuto per far sparire il materiale in cambio di soldi. «Sono sicura - dice ancora Marta - che chi ha fatto questo lo ha fatto per dispetto nei miei confronti. Io ho avuto il coraggio di denunciare, altre persone più deboli magari non lo fanno per vergogna. La violenza non è solo fisica, è anche psicologica e ti distrugge. A tutte le donne vittime dico di denunciare, di non aver paura. È chi diffonde questo materiale a doversi vergognare, non noi». Non solo adulti purtroppo. Spulciando le immagini che scorrono in queste chat anche foto di bambine e minorenni. In aiuto alle vittime le nuove norme introdotte dal cosidetto Codice Rosso che ha ineserito il Revenge Porn tra i reati puniti dalla legge. L'unica arma al momento rimane quella della denuncia.