Trapani: droga nei salotti buoni della città, undici condanne

La sentenza è stata emessa nel pomeriggio

Trapani: droga nei salotti buoni della città, undici condanne

Si è concluso con un undici condanne ed un’assoluzione il processo di primo grado nei confronti della banda di spacciatori, sgominata nel 2014 dagli agenti della Squadra Mobile di Trapani, coordinati dalla Dda di Palermo.

La sentenza è stata emessa oggi pomeriggio dal collegio del tribunale di Trapani presieduto da Daniela Troja. Le pene più pesanti sono state emesse nei confronti di Massimiliano Voi (trent’anni di reclusione) e Mariano Galia (ventuno anni e quattro mesi di reclusione).

Per gli investigatori erano proprio loro a capo della banda che gestiva la piazza di spaccio nei salotti buoni della città e all’interno dei locali della movida. Secondo l’accusa, inoltre, erano sempre loro che organizzavano i viaggi verso Palermo, ma anche in Calabria e Campania per acquistare l’hashish e la cocaina destinata alla piazza dello spaccio trapanese. 

Tra i maggiori acquirenti della banda, il notaio Francesco Di Natale che - come emerse dalle indagini  - per ben sette volte si sarebbe rivolto a Voi e Galia per l’acquisto della droga. Il primo acquisto è datato 11 luglio 2014, mentre l'ultimo sarebbe avvenuto il 06 giugno 2015. Nel 2016 venne arrestata anche la moglie del professionista, Giada Rosa Musillami. La donna finì ai domiciliari con l’accusa di aver ceduto una dose di hashish ad un minorenne. 

Le altre condanne sono state emesse nei confronti di: Antonio Voi (undici anni), Annibale Baiata (Ventidue anno e due mesi), Giuseppe Rinaudo (dieci anni), Francesco Paolo Salerno (quattro anni e otto mesi e il pagamento di una multa pari a quattordicimila euro), Salvatore Damiano (cinque anni e due mesi e una multa di quindicimila euro), Crispino Erice (sei anni e ventiseimila euro di multa), Francesco Fiorino (tre anni e tre mesi).

Della banda facevano parte anche due donne che avrebbero fatto da autiste ai vertici del sodalizio criminale, si tratta di Giuseppa Costa e Maria Papa, condannate entrambe a tre anni e tre mesi di reclusione e il pagamento di una multa pari a novemila euro. Assolto “perchè il fatto non costituisce reato”, Dario Mighali .