Mazara del vallo: il racconto di un giorno di festa

Le sirene hanno sancito la gioia per il ritorno a casa dei pescatori

Mazara del vallo: il racconto di un giorno di festa

Cronaca di un ritorno a casa.

Nonostante le precipitazioni è una bella giornata per i cittadini mazaresi. Si respira aria di festa, nel porto di Mazara del vallo, e dopo quasi quattro mesi di attesa e incertezza le lacrime di dolore dei loro cari si trasformano in lacrime di gioia.
Dopo 108 giorni di prigionia l’equipaggio – composto da 18 marinai dei due pescherecci mazaresi, Antartide e Medinea – fa ritorno finalmente a casa. Il porto pullula di gente: oltre le famiglie dei pescatori sono presenti diverse unità del servizio civile e vari corpi delle forze armate. Indubbiamente, non può mancare il Sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci, che da primo cittadino ha condiviso con i mazaresi questi lunghi giorni di dolore e oggi ne condivide le lacrime di gioia. 

Le sirene annunciano l’avvicinarsi delle imbarcazioni: in un attimo l’ansia determinata dall’attesa si trasforma in euforia. Una nave della guardia costiera apre la via ai due pescherecci seguiti dalla nave della marina militare. Quel momento sembra per tutti i presenti un sogno ma l’attracco dei due pescherecci e il saluto dei pescatori dalle poppe trasforma quel sogno in realtà. Canti e applausi accompagnano quel momento: tanta emozione, in un solo istante che sembra infinito, fa risultare difficile trattenere le lacrime. 

Dopo la verifica della negatività al Covid19, con i tamponi istantanei, i marinai stringono i loro cari, dopo aver ricevuto il più bel regalo di Natale. Straziante è però il racconto del Comandante della Medinea, Pietro Marrone, che descrive quei giorni di puro terrore: «In questi 108 giorni le condizioni di vita erano sempre più difficili. Abbiamo cambiato quattro prigioni e nell’ultima dove siamo stati al buio, ci portavano il cibo con i contenitori di metallo. Accendevano e spegnevano le luci, a loro piacimento. Ce la siamo vista brutta. Abbiamo avuto paura». 

L’Italia oggi si trova riunita e ascolta quelle parole piene di dolore, che non potrà essere mai cancellato. Il conforto sta in questa vittoria e nella voglia di ritornare in mare per proseguire un lavoro che è anche una passione, quella della pesca. 
Una nota dolente è la mancata partecipazione, a questa grande vittoria dei rappresentanti del governo, che rimane silente e assente. Il territorio mazarese vive principalmente di pesca e il governo dovrebbe garantire maggior tutela ai propri pescatori, attuando delle precauzioni che possano impedire il ripetersi di questi episodi atroci, in quanto la decisione della Libia di estendere le acque territoriali a 74 miglia è un abuso e una lesione dei diritti dei nostri pescatori di lavorare in acque internazionali.