Sequestro di beni per 8 milioni di euro al re delle sale intrattenimento di Marsala Michele Licata

Sequestro di beni per 8 milioni di euro al re delle sale intrattenimento di Marsala Michele Licata

Dopo la condanna, arriva il sequestro di beni, per un totale di circa 8 milioni di euro, nei confronti del "Re" delle sale di intrattenimento marsalese, Michele Licata e i suoi familiari, la moglie le tre figlie e il genero. A dare esecuzione del decreto di sequestro preventivo, emesso dal presidente del Tribunale di Marsala, Lorenzo Chiaramonte, su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Marsala, i militari della Guardia di Finanza, del Comando Provinciale di Trapani. 
Il sequestro costituisce l’epilogo di una lunga ed articolata vicenda giudiziaria che ha coinvolto il noto imprenditore marsalese inizialmente per una serie di gravi
e reiterate condotte di frode fiscale e di truffa aggravata per il conseguimento di
finanziamenti comunitari e successivamente reati ascrittigli dalla Autorità Giudiziaria sulla base delle fonti di prova acquisite a suo tempo dai militari in forza al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Trapani. In particolare i finanzieri, dopo aver svolto nel biennio 2014-15 numerose ed articolate
attività ispettive nei confronti delle società amministrate, “di diritto” e “di fatto”, da Licata stesso operanti nell’ambito della ristorazione, del banqueting, dell’intrattenimento e del settore turistico-alberghiero, erano giunti ad individuare e quantificare precisamente il vorticoso volume d’affari generato dalla fatture false che l'imprenditore utilizzava da anni, pari ad oltre 25 milioni di euro. Gli accertamenti avevano consentito inoltre di qualificare l’evasione fiscale così rilevata in capo alle società di Licata  e del proprio nucleo familiare - in particolare alla "Roof Garden, alla "Rubi" ed alla "Delfino s.r.l." - come finalizzata, oltre che all’abbattimento della base imponibile, alla artificiosa creazione dei presupposti di ammissione alle provvidenze comunitarie stanziate per il comparto turistico-alberghiero. Tale fondamentale presa d’atto si rilevò idonea a motivare la successiva adozione da parte dell’Autorità Giudiziaria di Marsala, oltre che del provvedimento di sequestro preventivo del compendio aziendale amministrato dal Licata della misura di prevenzione patrimoniale a suo carico quale soggetto “fiscalmente pericoloso”, in quanto tendenzialmente dèdito alla commissione di frodi ai danni dell’Erario, dello Stato e dell’Unione Europea. L’esecuzione di entrambe le misure ablative nei confronti dell'imprenditore rappresentò così
oggettivamente un unicum a livello regionale e dimostrò l’efficacia degli strumenti di contrasto agli schemi ripetuti di comportamenti fraudolenti di così marcata offensività. Le successive attività d’indagine, in parte delegate dall’Autorità Giudiziaria di Marsala alla Compagnia della Guardia di Finanza a quella sede, hanno poi consentito di rilevare come Licata fosse inoltre riuscito a gestire in modo illecito anche i proventi dei reati contestatigli, con l’intento di sottrarsi, oltre che al pagamento di ulteriori imposte dovute, anche
all’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale eseguita nei suoi confronti. In particolare, specie attraverso l’utilizzo di contanti ed assegni circolari - nel corso di una sola perquisizione domiciliare i militari in forza al Nucleo ne sequestrarono per oltre un milione di euro - l’imprenditore marsalese era riuscito ad appropriarsi indebitamente degli utili prodotti dalle proprie imprese ed a reimpiegarli, spesso servendosi di rapporti bancari intestati ai propri familiari, in una molteplicità di investimenti finanziari (prodotti e quote finanziarie). L’analitica ricostruzione delle movimentazioni finanziarie consentiva di rilevare l’entità delle
somme riciclate e reimpiegate ad esclusivo vantaggio di Licata e dei suoi familiari,
consentendo all’Autorità Giudiziaria di richiederne e di ottenerne dal Tribunale di Marsala il sequestro preventivo, oggi eseguito dalle Fiamme Gialle trapanesi.