Reddito di cittadinanza, 23 denunciati a Marsala per truffa all’Inps

Indagini della Guardia di Finanza: percepiti indebitamente circa 110 mila euro

Reddito di cittadinanza, 23 denunciati a Marsala per truffa all’Inps

Una consistente truffa ai danni dell’Inps per la percezione del Reddito di Cittadinanza, era in corso da parte di 23 marsalesi, residenti formalmente nella “Via della Casa Comunale” a Marsala.

L’hanno scoperta i finanzieri del Comando Provinciale di Trapani, al termine di approfondite indagini.

“La possibilità per i cittadini di iscriversi anagraficamente all’indirizzo Via della Casa Comunale – spiegano gli investigatori – è riconosciuta dalla normativa vigente nei confronti delle persone che risultano essere senza fissa dimora le quali, per motivi personali, quali l’appartenenza ad un determinato ceto sociale (clochards, emarginati, senza tetto, ecc..), l’appartenenza a determinate etnie, lo svolgimento di attività lavorative itineranti oppure per scelta di vita, eleggono domicilio all’interno del comune in una via, territorialmente non esistente, ma riconosciuta con un nome convenzionale dato dall’Ufficiale dell’Anagrafe (da qui “Via della Casa Comunale”)”.

Tenendo conto dei pericoli elusivi e/o truffaldini cui potrebbe prestarsi la citata normativa, – si legge in una nota diffusa dal Comando provinciale delle Fiamme gialle – i finanzieri della Compagnia di Marsala, dopo avere acquisito la documentazione relativa a decine di famiglie iscritte appunto alla casa comunale ed averla incrociata con le banche dati in uso al Corpo, nonché con opportuni accertamenti sul campo (rilevamenti, sopralluoghi, appostamenti, pedinamenti) hanno scoperto che numerosi soggetti, pur avendo la residenza dichiarata nella “via della casa comunale”, di fatto risiedevano in altri luoghi e, soprattutto, con persone diverse rispetto a quelle indicate nelle domande di Reddito di Cittadinanza, queste ultime aventi la disponibilità di redditi (anche elevati), assolutamente incompatibili con la percezione del beneficio. In alcuni casi, si trattava addirittura di coniugi che, pur conviventi ma a fronte di residenze anagrafiche “fittizie” e differenti, usufruivano di un abusivo “sdoppiamento” del beneficio, conseguito attraverso separate domande di ammissione, precedute da repentine ed apparentemente inspiegabili variazione anagrafiche , con “l’iscrizione” alla casa comunale”.

“I predetti comportamenti fraudolenti traevano in inganno l’Inps, consentendo ai richiedenti di accedere alla misura di sostegno economico, non essendo in possesso dei necessari requisiti richiesti ed, in buona sostanza, – continua la nota – sfruttando artificiosamente le possibilità di iscrizione anagrafica alla Casa Comunale”.

L’operazione di servizio ha consentito, quindi, di segnalare 23 persone all’autorità giudiziaria, perché ritenute responsabili a vario titolo di avere percepito indebitamente un contributo complessivo pari a circa 110.000 euro. Inoltre, i finanzieri hanno impedito l’aggravio erariale in atto, fornendo immediata comunicazione all’Istituto Previdenziale ed evitando che ulteriori somme, per circa 120.000 euro, fossero illecitamente intascate dagli stessi interessati, i quali sono stati tutti obbligati a restituire allo Stato gli importi indebitamente ottenuti.

“Le attività poste in essere – precisa la nota della Guardia di Finanza – rientrano nell’alveo della missione istituzionale affidata al Corpo e testimoniano il quotidiano impegno profuso dalla Guardia di Finanza nel controllo sul corretto impiego delle risorse statali attraverso il contrasto alle condotte di illecita percezione di sussidi e contributi pubblici spettanti a cittadini in effettiva condizione economica svantaggiata e che danneggiano i contribuenti onesti”.