Caporalato, imprenditore agricolo in manette

Tra le vittime anche minori extracomunitari

Caporalato, imprenditore agricolo in manette

Secondo la Procura di Trapani sarebbe stato il promotore, costitutore ed organizzatore delle selezioni degli operai da impiegare nei campi. Sfruttati e sottopagati. Nicolò Lo Ciacio, imprenditore agricolo alcamese di 33 anni, è finito in manette nell’ambito di una complessa indagine sul fenomeno del caporalato nel territorio trapanese. L’uomo si trova ora ai domiciliari con l'obbligo di indossare il braccialetto elettronico. Il provvedimento è stato adottato dal gip di Trapani.

Tra le vittime anche minori extracomunitari ospitati nelle strutture di accoglienza del Trapanese. Ed è stato uno dei responsabili di queste strutture a far scattare l’indagine, sporgendo denuncia.

Nella vicenda, oltre all'imprenditore, sono coinvolte altre undici persone: intermediari e titolari di aziende agricole. Tra loro anche Salvatore Mercadante, arrestato in estate nel blits antimafia Cutrara e figlio dell’ex reggente di Castellammare del Golfo, Michele Mercadante, anche lui detenuto. “Ricordo che ho chiesto a lui se era possibile farmi un contratto di lavoro – raccontò alla Polizia il minore di origini senegalesi – e lui in più di un’occasione mi ha detto che lo avrebbe riferito al padrone, che a suo dire si trovava fuori paese, e mi avrebbe potuto dare una risposta, che però non ho mai ottenuto”.

Gli agenti della polizia hanno documentato paghe giornaliere del valore di 25 euro per sei ore di lavoro e 40 per nove, a fronte di una paga da 61,34 euro prevista dai contratti nazionali per un impiego di sei ore e mezza. Una decina i lavoratori, sia italiani sia stranieri, vittime di caporalato.

Indagati sono quindi Nicolò Lo Ciacio (arresti domiciliarsi sui quali il 29 si pronuncerà il Riesame), il padre Francesco, lo zio Girolamo Romeo, Giuseppe Calia, Vincenzo Coppola, Salvatore Gucciardo, Francesco e Nicolò Lo Ciacio, padre e figlio, Giuseppe Mistretta, Francesco Pirrone, Girolamo Romeo, Salvatore Cristina e Vincenzo Fundarò, tutti alcamesi. Indagato anche Salvatore Mercadanete di Castellammare del Golfo, attualmente recluso per altre vicende.

Quello del caporalato e dello sfruttamento in agricoltura dei lavoratori spesso stranieri è un fenomeno drammaticamente diffuso in Italia.