Operazione "Sorella Sanità": appalti, mazzette e ricerche di sponsor politici

Il deputato regionale Pullara smentisce, il presidente dell'Ars Miccichè annuncia querele

Operazione

Di Pamela Giacomarro

Appalti truccati, soldi che viaggiano all'interno di valigette, file "scottanti" caricati su un particolare sever informatico denominato "Nas". E' quanto emerge dall'operazione "Sorella Sanità" che ha travolto, tragli altri,  il direttore generale dell'Asp di Trapani, Fabio Damiani. Tra le pagine dell'inchiesta anche la vecchia ed abusata pratica della ricerca di sponsor politici per ottenere incarichi ai vertici della sanità siciliana. E salta fuori il nome del presidente dell'Assemblea regionale Siciliana, Gianfranco Miccichè, tirato in ballo dall'imprenditore Manganaro, ritenuto dagli inquirenti un odegli uomini di fiducia del manager e avvocato palermitano. “I due  sodali  - si legge nell'ordinanza del gip del tribunale di Palermo - svelavano il nome del politico che aveva consentito la nomina dello stesso Damiani alla carica di Direttore Generale dell’ASP Trapanese, riferendosi esplicitamente a Micciché Gianfranco”. Manganaro chiede a Damiani se conosce l'assessore Mimmo Turano, originario della provincia di Trapani: "No! - risponde Damiani - io Turano l'ho visto una sola volta... ci siamo incontrati... ci siamo incontrati perché me l’ha presentato Ignazio Tozzo..." Damiani specificherà di non essere in possesso nemmeno del numero di telefono di Turano. "Ricordati - dice allora Manganaro - che lì...eee l'insospettabile... infatti nessuno sospetta che ci sia questa infiltrazione... [con tono della voce molto basso...ndr...] … chi c'è dietro questa operazione lo sappiamo solo noi e Gianfranco… …omissis… il pupo è Turano...eee.... u puparo è Micciché!”. Successivamente, lo stesso Manganaro riferiva: “… a me a prescindere del resto se l’operazione mi deve riuscire è quella lì ok? [Inc] ma siccome [inc] siamo in tre a saperlo tu si u quarto che a Trapani dietro Turano e Lumia ce l’ha messo Micciché con un teatrino palermitano… …omissis...”. Per raggiungere il suo obiettivo, Damiani si sarebbe rivolto all'imprenditore quarantenne Ivan Turola, referente occulto di Fer.Co srl, nel tentativo di "agganciare" Gianfranco Miccichè attraverso il fratello Guielmo. Circostanze categoricamente smentite da Miccichè che nega di conoscere Damiani e di averlo mai sponsorizzato. L'attuale presidente dell'Ars, attraverso il suo profilo facebook ha anche annunciato querele:  "Se un solo organo di informazione si permetterà di scrivere che io sono lo sponsor del signor Damiani, tramite mio fratello Guglielmo, che nella sua vita non mi ha mai fatto una telefonata per sponsorizzare né Damiani, né altri, subirà una denuncia penale e civile per risarcimento danni. Mi sono scocciato di sopportare organi di stampa che, leggendo nell’ordinanza del gip il tentativo non riuscito di farsi sponsorizzare da me, scrivono tutto il contrario, affermando che io sarei lo sponsor di Damiani”. Non solo Miccichè. Secondo gli investigastori Damiani avrebbe cercato anche l'appoggio del deputato regionale Carmelo Pullara, capogruppo all'Ars dei Popolari ed autonomisti e vice presidente della commissione salute. Sarebbe stato proprio Manganaro a suggerire a Damiani di "vendersi il culo" con Pullara, come si legge nell'ordinanza per provare ad ottenere nomine di spicco nel settore della sanità. Damiani "più spregiudicato ancora", scrivono gli investigatori aveva già provato a testare il terreno ricevendo dal politico risposte evasive. "Se io non prendo nulla a questo giro - si sfoga al telefono Damiani - mando a fanculo tutti, soprattutto questa gara". Il riferimento è al bando per l'assegnazione dei servizi di pulizia. Una procedura da oltre 227 milioni di euro bandita nel 2017 dalla centrale unica di committenza della Regione Sicilia, il cui direttore era proprio Damiani che rivestiva anche il ruolo di presidente della commisssione aggiudicatrice. Pullara - secondo gli inquirenti - era interessato a quel bando e avrebbe chiesto l'appoggio di Damiani per favorire la "Manutencoop" di cui è referente. Uno scambio di favori in realtà mai concretizzato. Accuse respinte da Pullara ceh si dice estraneo ai fatti contestati. "Leggo che sarei indagato a piede libero per avere turbato un pubblico incanto, scrive il deputato regionale in un comunicato stampa. "Vorrei precisare  - aggiunge - che ad ora non ho ricevuto nulla e qualora dovessi ricevere qualche comunicazione giudiziaria la mia fiducia nella istituzione magistratura mi consentirebbe di viverla serenamente, come già fatto in precedenza. "Nel merito, – spiega Pullara- senza dire nulla che possa intralciare le indagini in corso, voglio solo precisare che non mi sono mai interessato di procedure di gara, salvo quando ho dovuto, nell’espletamento delle mie funzioni professionali di dirigente Asp e non mi pare sia questo l’argomento".